Roubini e la tempesta perfetta

Febbraio 22, 2013

roubiniNouriel Roubini e la tempesta perfetta
Ospitiamo un post  Di Rossana Prezioso (trendonline)
Roubini ha evidenziato 5 tra i principali pericoli che si abbatteranno presto sull’economia globale, la cosiddetta tempesta perfetta che, partendo da un singolo elemento, trascinerà il resto con sè.

Nouriel Roubini, il quale, ha evidenziato 5 tra i principali pericoli che si abbatteranno presto sull’economia globale, la cosiddetta tempesta perfetta che, partendo da un singolo elemento, trascinerà il resto con sè.

1) USA: il fiscal cliff non è risolto, ma solo smembrato in tanti piccoli accordi ancora da trovare. Il tetto del debito è ancora lì, rimandato, il taglio automatico ormai partirà come stabilito, (democratici e repubblicani non si sono messi d’accordo e sono ancora ben lontani dal farlo), il tutto porterà una diminuzione dell‘1,4% del Pil in un’economia che stenta a raggiungere il 2%
2) Euro: la crisi del debito continua. A dispetto di tutto ciò che finora è stato detto. Non solo, ma la crisi del debito rischia di acuirsi ancora di più con l’Ue che ha sottolineato come la Francia sia indietro nel risanamento del suo debito pubblico. Anche se non ufficialmente multata, Parigi resterà comunque una sorvegliata speciale. E questo a discapito di quanti volevano un rinvigorimento dell’economia del Vecchio Continente.

Roubini avverte: "I problemi fondamentali dell'unione monetaria non sono stati risolti. Arrivano anche forti incertezze politiche che influenzano direttamente la tenuta di un debito ancora in crollo. Una produttività ancora bassa, frenata da un lavoro costoso e da una popolazione che sta invecchiando, con governi incapaci di gestire il peso della spesa sociale."

3) Cina: immobiliare, infrastrutture e stimoli monetari. Sono gli elementi caratteristici di una crescita squilibrata basata sulle esportazioni per l’80% della forza economica con domanda interna ai minimi termini anche per mancanza di possibilità da parte di una popolazione che, se ben organizzata, potrebbe essere il primo mercato al mondo. Nonostante le intenzioni della nuova leadership, il consumo non crescerà abbastanza velocemente.

4) Mercati emergenti: il capitalismo di Stato rallentamento della crescita soprattutto sui BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che non hanno rispettato il margine di crescita previsto, perchè troppo zavorrati dalla presenza dello Stato nell’economia ancora priva di una forte presenza di privati.

5) Rischi geopolitici globali: Medio Oriente, Afghanistan, Pakistan sono socialmente, economicamente e politicamente instabile, Iran e Israele sempre ai ferri corti. Una conseguenza che porterà il petrolio a un aumento del 20%, senza la possibilità di sostituirlo con il gas shale, qualitativamente inferiore, costoso (se si analizzano i capitali spesi per produrlo con il valore del prodotto sul mercato), impossibile da usare in molti campi. A rimetterci per primi, tutte le economie importatrici di petrolio, compresi gli Usa che proprio sul nuovo carburante stava facendo grandi progetti di autonomia energetica.

 

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